Punta Sertori

Punta Sertori (3195 m) è una cuspide rocciosa del Gruppo Masino – Bregaglia tra il Pizzo Badile e il Cengalo.

Accesso:

Verso la Valtellina tramite la SS36 sino a Colico e la SS38 successivamente. Si passa Morbegno continuando sempre sulla statale sino ad un ponte sul torrente Masino, appena passato questo si svolta a sx seguendo la SP9 per Val Masino. Si continua sulla SS404 sino a San Martino, qui si svolta a sinistra in direzione Bagni di Masino sino a sorpassare le strutture dei bagni e arrivare ai vari posteggi nel bosco sino al termine della strada.

Cresta Marimonti o Cresta Sud

La cresta Sud o cresta Marimonti è una scalata classica lungo un affilato spigolo di ottimo granito, tranne che i tiri tra il 2 e il 4 che sono piuttosto erbosi e con blocchi instabili. L’arrampicata procede lungo la cresta, talvolta sui lati per placche, cenge, rampe e camini, oppure direttamente sul filo sottile ed esposto. Le difficoltà tecniche sono contenute: due passi di IV+, qualche tratto di IV°, ma prevalentemente si arrampica su tra III e IV grado. La chiodatura è minimale, una quindicina di protezioni su tutta la via oltre alle soste. Avvicinamento piuttosto lungo, normalmente si divide l’ascesa in due giorni pernottando al rifugio Gianetti o nei suoi pressi. Via abbastanza frequentata.

Dalla vetta della Punta Sertori è possibile scendere direttamente con una serie di doppie o in alternativa, consigliabile, proseguire per la cresta Est del Pizzo Badile, vedi sotto.

difficoltà: IV+
esposizione arrampicata: Est Sud
quota parcheggio: 1172
quota attacco via (m): 2850
sviluppo via (m): 450
dislivello via (m): 350
dislivello avvicinamento (m): 1700
località partenza: Bagni di Masino (SO)
periodo consigliato: primavera – estate
tipo di roccia: granito
materiale necessario: NDA, qualche chiodo per emergenza
avvicinamento: 4/5h (4h al Gianetti + 1h all’attacco)
tempo salita: 6h
tempo discesa: 2h30 doppie + 0h45 al Gianetti + 3h ai Bagni di Masino
attrezzatura: sull’intera via una decina di chiodi, 3 spit e qualche cordone di passaggio. Soste: S1 e S3 su chiodi. S2 da attrezzare su spuntoni, S4 su cordoni. Dalla S5 in poi tutte su unico spit.
punti di appoggio: rifugio Gianetti
presenza acqua: sorgenti lungo l’avvicinamento dai Bagni di Masino.

Attacco:

dal posteggio nei pressi dei Bagni di Masino, seguire la carraia nel bosco fino ad un bivio con cartelli segnalatori, qui prendere il sentiero a dx seguendo le indicazioni per il Rifugio Gianetti. Seguire il sentiero nel bosco in salita con vari tornanti, fino a sbucare nei pressi di Corte Vecchia (1405 m). dopo un tratto pianeggiante il sentiero ritorna a farsi ripido e dopo altri tornanti giungiamo ad una bella cascata. Il sentiero si avvicina al torrente in salita finché sbuca sull’ampia Piana del Porcellizzo (1899mt) da cui si vedono, tra le altre, le vette del Badile e del Cengalo. Procedere in piano lungo la valle sino ad attraversare su un ponticello in pietra e riprendere a salire ripidamente l’opposto versante seguendo sempre le tracce bianche e rosse fino al Rifugio Gianetti dove è possibile pernottare. (mt. 2534) (3/4h). Fuori dal rifugio vi è una fontana e nei dintorni ampia possibilità di bivacco.

Dal rifugio Giannetti prendere il Sentiero Roma in direzione Rifugio Allievi (verso destra faccia a monte) quindi abbandonarlo dopo pochi minuti per seguire una poco evidente traccia (ometti). La traccia non è sempre visibile ma il percorso è abbastanza libero: salire per ghiaioni ed erba tenendo il Badile sulla sinistra e la Punta Enrichetta sulla destra. Arrivati all’altezza del pinnacolo della punta Enrichetta si sbuca su enormi placche appoggiate, traversare verso destra in falsopiano in direzione della base della punta Sertori. Raggiunto lo zoccolo di questa risalirlo per una fessura / cengetta sino a sbucare sotto l’attacco che è il centrale dei tre camini che si notano. L’attacco è contraddistinto da una sosta su due chiodi con cordone blu appena messa. (1h dal Gianetti)

Sulla placca a destra dei camini è presente una via Ying e Yang contraddistinta da un bollo verde alla base.

traccia gps

foto

Descrizione tiri:

L1, IV, nessuna protezione, 60mt: si sale verso la sosta alla base del camino di sinistra (I), poi lo si segue e ci si sposta sulla parete destra sino ad entrare nel camino più a destra, ignorando una sosta intermedia con cordoni sulla sinistra. Ci si porta sotto un masso incastrato da superare (IV) sfruttando degli appoggi in opposizione e una lama sulla parete destra sopra il masso. A questo punto continuare nel canale ormai più facilmente (III) sino ad una sosta su tre chiodi e cordoni sulla parete di destra.

ALTERNATIVA: è possibile procedere sin dalla base nel camino di destra (ignorando la sosta alla base) e spezzare il tiro in due sostando alla sosta intermedia dopo 40mt all’esterno del camino su una rampetta a sinistra. Dopo questa sosta scendere 1mt per rientrare nel camino

L2, III, nessuna protezione, 50mt: seguire il camino appoggiato sopra la sosta (II/III), usciti da questo seguire verso destra in diagonale ascendente a lungo per cenge erbose (I) sino a portarsi sotto la verticale di un blocco staccato, salire in verticale sino a raggiungere una grossa cengia erbosa, puntare ad una netta fenditura e attrezzare la sosta su spuntoni nel mezzo di questa.

L3, III, nessuna protezione, 60mt: dalla sosta salire verticalmente qualche metro poi deviare verso sinistra, per placchette e balzi erbosi sino ad arrivare ad una cengetta sotto una ampia e compatta placca lichenata, al limite sinistro della cengia, prima di un diedro / fenditura si trovano due chiodi di sosta.

L4, III+, 1 cordone, 60mt: spostarsi a sinistra della sosta su rampetta sino a portarsi sotto ad un diedro / fenditura, e salirlo verticalmente (III). In seguito continuare per placche con fessure ascendenti verso destra. A metà tiro si trovano dei cordoni incastrati. Superare un tratto con cengette erbose e continuare a salire puntando una grossa lama orizzontale che si staglia contro il cielo in verticale alla sosta precedente. Qui si trovano i cordoni per la sosta. Attenzione, tiro da 60mt giusti

L5, IV-, 1 cordone, 40mt: salire verticalmente sopra la sosta puntando uno spuntone (IV-) con cordoni. Qui deviare nettamente a sinistra portandosi sulla cresta (II). Seguirla e raggiungere la sosta su uno spit con maillon alla base della prima cuspide.

Può essere possibile (non verificato) calarsi fino alla base della parete scendendo da qui: sotto di noi sulla destra (viso a monte) c’è una cengia con cordoni di calata.

L6, IV+, 2 chiodi 1 sosta intermedia, 40mt: salire la fessura sopra la sosta (III+), poi più facile e appoggiato (II) fino a un chiodo e quindi una sosta intermedia (2 chiodi con cordone). Salire verticalmente (IV+) con passo delicato esposto verso sinistra, poi ancora in verticale, ma più facile (III). Procedere quasi in piano sino a sostare su spuntone all’inizio di una cengia verso destra (EST) sotto la prima cuspide.

Da questa cengia è possibile raggiungere il Colle del Cengalo (non verificato) con 2-3 tiri in traverso orizzontale, c’è solo un breve tratto più ripido ed esposto (sul III+), per il resto il percorso di questa via di fuga è facile, anche se delicato a causa del terreno assai friabile. Dal colle (ometti, tracce, corda fissa) si scende a sud tornando velocemente alla Gianetti.

L7, I, nessuna protezione, 20mt: traversare facilmente per la cengia a destra fino alla sosta su uno spit all’attacco di un largo camino appoggiato che risale tra la prima e la seconda cuspide.

L8, III+, nessuna protezione, 25mt: salire il camino sopra la sosta (II/III+) facendo attenzione agli spuntoni mobili e sostare alla selletta su uno spit. non continuare pena difficoltà scorrimento corde.

L9, IV+, 2 chiodi, 1 spit, 1 cordone, 40mt: salire sopra la sosta e portarsi verso destra a raggiungere un visibile chiodo con cordino giallo, salire per fessura un po’ lichenosa (IV)  e arrivare su una forcelletta espostissima. Portarsi sul versante opposto (sx faccia a monte) sfruttando una fessura per i piedi e alzarsi sulla cresta in direzione di un chiodo e un nut incastrato. Procedere sulla sulla cresta sottile ed esposta (III+/IV-) a cavalcioni, poco dopo è possibile portarsi sul lato destro (faccia a monte) sfruttando una fessurina. Seguire la cresta in massima esposizione sino che questa si allarga in un terrazzino in cima alla seconda cuspide (spit). Ora scendere leggermente e proseguire qualche metro per la cresta affilata: il passaggio dal terrazzino alla cresta discendente comporta un movimento innaturale del corpo che deve essere letteralmente appeso nel vuoto sul versante orientale (dx faccia a monte). Nel primo tratto di cresta le mani sono ottime, invece i piedi sono molto precari. Proseguendo, i piedi migliorano e gli appigli per le mani rimangono sempre molto buoni. Al termine della cresta cordone su masso incastrato e si sosta un metro dopo su uno spit sulla parete sx. Lungo la cresta sarebbe opportuno cercare di integrare con cordini strozzati, soprattutto pensando  alla progressione del secondo di cordata.

Da qui dovrebbe essere possibile (non verificato) calarsi fino al colle del Cengalo.

L10, III, nessuna protezione, 40mt: salire verso destra risalendo le evidenti fessure verticali presenti in parete(II/III), poi per placchette con fessure appoggiate facili da proteggere (II/III-) fino alla sosta su uno spit.

L11, IV-, 3 chiodi, 50mt: salire a destra della sosta e prendere la rampetta che sale (II/III-) su parete discontinua con un passo più impegnativo in corrispondenza di un chiodo (IV-). Si arriva ad una cengia spaziosa con sosta comoda su uno spit.

L12, IV, 2 chiodi, 50mt: traversare due metri a destra, poi verticalmente per placche con belle fessure (III/IV sostenuti) fino alla base della parete compatta e verticale. Proseguire a sinistra verso cresta, un paio di metri sotto di questa si sosta su uno spit.

L13, IV+, 2 chiodi, 1spit, 1 sosta intermedia a spit, 45mt: salire alla forcelletta sulla cresta, qui salire verticalmente la fessura della sosta con passo delicato iniziale (IV+), ben protetto da uno spit con cordone. Proseguire verticalmente per belle placche fessurate (IV) e un chiodo. Superare una nicchia con un chiodo con anello e seguire le placche molto belle e appigliate (IV-/IV). Superare una sosta a spit e raggiungere più facilmente la vetta. Sosta sulla sommità su due spit con cordini e maillon all’altezza della madonna.

foto

Discesa:

dalla sosta sulla vetta effettuare la prima doppia (25m) stando leggermente a dx (faccia a valle) della linea di salita, fino a giungere ad una sosta (due spit con maglia rapida) posta su un terrazzino comodo. Con un’altra doppia (45m) si giunge su un ampio ed evidente terrazzo. Procedere slegati alla estremità destra del terrazzo (faccia a valle) dove si trova la sosta di calata (2 spit e maillon), segnalata da un ometto . Da qui due doppie da circa 40mt sempre su soste a spit e cordoni. Da qui una ulteriore doppia da circa 40mt porta su una sosta su due chiodi e cordoni su placca visibile già dalla sosta superiore (in alternativa scendere altri 10mt circa sino ad un’altra sosta su chiodi e cordoni più a sx faccia a valle). Quindi una ultima doppia da 60 metri (o 50 se si è scelta l’altra sosta) si arriva ad un ghiaione da cui è necessaria una ulteriore doppia per arrivare alla base. Seguendo una traccia e degli ometti procedere (slegati) per circa 60/100mt su ghiaione prima, placca appoggiata e infine ancora ghiaione verso sx faccia a valle puntando ad un enorme masso che sporge verso l’ultimo salto. Aggirare il masso sulla sx sino ad infilarcisi sotto, dove si trovano i cordoni di calata su uno spuntone. Qui con una calata di 60mt (eventuale sosta intermedia) si arriva alla placca liscia ed appoggiata alla base (2h30). Da qui si procede sulla placconata in direzione della punta Enrichetta e tenendosi a destra di questa si torna alla Gianetti tramite il percorso dell’andata (45min).

Attenzione al ghiaione prima dell’ultima calata, il percorso è delicato soprattutto in prossimità del masso. Inoltre è possibile trovare neve, in questo caso un picozzino (o il martello) e/o i ramponi sarebbero molto utili. Le soste di calata sono evidenti, in alcuni casi le calate sono nel vuoto. Sono consigliate le calate corte come descritto per evitare incastri.

Altre note:

Prima salita: D. Contini e P. Marimonti il 12 agosto 1923. La prima traversata H. Ellensohn e B. Sertori nel 1903

Links:

Traversata Cresta Est del pizzo Badile

Dalla vetta della punta Sertori è possibile continuare a salire sino alla vetta del Badile seguendo la traversata della Cresta Est. Le difficoltà di quest’ultima sono minori della Marimonti, ma l’ambiente è selvaggio, la via meno evidente e l’arrampicata risulta a tratti abbastanza sostenuta sul quarto grado. Lungo questa cresta conviene procedere prima slegati o in conserva nella parte iniziale (I/II e un tratto di III°) quindi vincere con tre tiri il tratto più verticale e impegnativo con arrampicata sempre piacevole su roccia ottima. In questo tratto è presente solo una sosta a chiodi, ma le possibilità di protezione non mancano.

Dalla cuspide si scende in doppia per una cinquantina di metri e si continua in saliscendi, lungo facile cenge erbose, con qualche inutile corda fissa (dal colletto si può scendere direttamente alla base).

La combinazione con la cresta Marimonti alla Punta Sertori e la successiva discesa verso la Gianetti e i Bagni di Masino è molto lunga, possibile e consigliabile una ulteriore notte alla Gianetti.

difficoltà: IV
esposizione arrampicata: Sud Est
quota parcheggio: 1172 ai Bagni di Masino
quota attacco via (m): 3195, dalla vetta della punta Sertori
sviluppo via (m): 600
dislivello via (m): 200
dislivello avvicinamento (m):
località partenza: Vetta punta Sertori
periodo consigliato:
tipo di roccia: granito
materiale necessario: NDA, qualche chiodo per emergenza
avvicinamento: 5h dal Gianetti tramite la Cresta Marimonti sulla Punta Sertori
tempo salita: 3h dalla vetta della punta Sertori
tempo discesa: 6h ai Bagni di Masino
attrezzatura: completamente da attrezzare.
punti di appoggio: rifugio Gianetti, Bivacco Radaelli
presenza acqua: no

Attacco:

dalla vetta della Punta Sertori calarsi in doppia leggermente a destra (guardando a valle) della linea di salita per placca verticale fino a una cengetta con sosta a spit (poco meno di 30 m). Calarsi nuovamente per 10/15 metri, poi prendere la rampetta a sinistra (guardando la cima) che sale (I/II) fino a una più ampia cengia erbosa sul lato Sud del Badile. Scendere un metro e raggiungere  un comodo terrazzino. Proseguire lungamente sulla cengia poco sotto il filo (passi di I e II), quindi sul filo (II) fino a una zona di blocchi più verticali.

Scalarli con arrampicata faticosa (III), poi spostarsi sul lato sinistro della cresta (Sud) per cengette. Risalire in cresta e spostarsi sul lato nord per cengia (possibile neve!) fino alla base di un torrione molto strapiombante verso la parete Nord (foto a destra) dal quale conviene procedere a tiri.

Descrizione tiri:

L1, IV, nessuna protezione, 45mt: salire a destra per paretina fessurata su buoni appigli (III+), poi salire verso sinistra riportandosi in cresta per spaccatura – camino. Seguire la cresta con bella arrampicata su roccia compatta ed esposta (IV) fino a sostare alla sommità su friend, all’inizio di una cengetta verso sinistra.

L2, I, nessuna protezione, 15mt: seguire facilmente la cengia verso sinistra (I) puntando a dei diedri, sostare su 2 chiodi vecchi e cordoni. E’ presente anche uno spit 5 metri sotto la sosta a chiodi.

L3, IV, nessuna protezione, 50mt: salire verticalmente sopra la sosta per diedro (IV), poi prendere la fessura, leggermente verso sinistra, un poco appoggiata. Raggiungere un tratto più verticale con roccia rotta (IV) e uscire su terreno appoggiato e sfasciumoso. Sostare a piacere su spuntoni alla base della chiara parete verticale.

L4, II, nessuna protezione, ??mt: Seguire l’ampia cengia verso sinistra (I/II) quindi raggiungere la cresta sommitale (I/II) e in breve la vetta del Pizzo Badile.

Discesa:

Per la via normale del Pizzo Badile (PD+), disarrampicando (ometti e qualche bollo) o seguendo le numerose doppie attrezzate. Dalla cima scendere verso il Bivacco, non raggiungerlo ma prendere il canalone a destra (possibile neve). Scenderlo per tracce senza difficoltà con un ampio tornante costeggiando delle placche. Raggiunto un anello cementato, scendere il caminetto (I/II, possibile doppia) poi tenersi sulla crestina di roccia compatta (II), infine rientrare nel diedro (I/II) e raggiungere una comoda terrazza con una sosta attrezzata sul filo della cresta (evidente pinnacolo). Scendere a sinistra, guardando giù, (II), poi per placche costeggiando un muretto a destra e l’ampio canalone con roccia levigata a sinistra (sempre guardando in basso). Riconquistare il filo dello spigolo per comoda cengia con bolli rossi e seguirne il filo esposto (II), poi scendere traversando a sinistra (guardando in basso) per cenge (passo II+) fino a raggiungere un ampio canalone incassato. Seguirlo lungamente (I – alcune soste con cordini) fino a evidente cengia sulla destra. Prenderla in salita verso destra, ampia ma esposta, (evitare di scendere per un canale che porterebbe sul nevaio alla base della parete sud-est) quindi disarrampicare verticalmente (I) e raggiungere la croce Castelli-Piatti. Scendere a sinistra per lo stretto caminetto (II+/III-), superando l’ultimo tratto liscio con l’aiuto di una corda fissa. Prendere la rampetta verso destra che riporta in cresta (dalla croce possibili doppie dirette). Seguire facilmente la cresta, quindi scendere verso destra per un sistema di cenge fino alla base (I/II). Se ci si sposta troppo a destra si finisce su delle placche non facili e poi su dei diedri verticali di ottima roccia (III/IV).

Raggiunto il nevaio rientrare al Rifugio Gianetti seguendo la traccia a ometti nei ghiaioni (2/3 h dalla vetta). Dal Rifugio per sentiero ai Bagni di Masino (2/3 h dal Rifugio).

Altre note:

Prima salita: H. Ellensohn e B. Sertori nel 1903

Links: